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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 96
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originale
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96 Quid? Illudne dubium est quin multi, cum ita nati essent ut quaedam contra naturam depravata haberent, restituerentur et corrigerentur ab Natura, cum se ipsa revocasset, aut arte atque medicina? Ut, quorum linguae sic inhaererent, ut loqui non possent, eae scalpello resectae liberarentur. Multi etiam naturae vitium meditatione atque exercitatione sustulerunt, ut Demosthenem scribit Phalereus, cum "rho" dicere nequiret, exercitatione fecisse ut planissume diceret. Quodsi haec astro ingenerata et tradita essent, nulla res ea mutare posset. Quid? Dissimilitudo locorum nonne dissimiles bominum procreationes habet? Quas quidem percurrere oratione facile est, quid inter Indos et Persas, Aethiopas et Syros differat corporibus, animis, ut incredibilis varietas dissimilitudoque sit.
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traduzione
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96 Pu? esser messo in dubbio, poi, che molti, nati con qualche parte del corpo deforme e anormale, siano stati guariti e riportati alla normalit? dalla Natura, che ha corretto se stessa, o dalla chirurgia e dalla medicina? Per esempio, ad alcuni, che avevano la lingua attaccata al palato cos? da non poter parlare, quell'organo ? stato reso libero con un taglio di bisturi. Molti altri eliminarono un difetto di natura mediante la continua applicazione e l'esercizio, come Demetrio Falereo riferisce quanto a Demostene, il quale, non essendo in grado di pronunciare la lettera erre, col continuo esercizio riusc? a pronunciarla perfettamente. Se quei difetti fossero stati prodotti e trasmessi da un influsso astrale, niente li avrebbe potuti correggere. E la differenza dei luoghi non produce differenti tipi umani? Di tali differenze ? facile dare esempi, mostrare quanto son diversi nel corpo e nel carattere gli indiani e i persiani, gli et?opi e i siri, a tal punto che le variet? e le dissimiglianze sono addirittura incredibili.
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